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Raccolta di alcuni strumenti fotografici oggetto di studio sulla
storia della fotografia e di collezione.
La presentazione del
materiale è ancora provvisoria e incompleta.
Collezione di strumenti fotografici.
Sezione apparecchiature
per lastre sensibili in vetro. |
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Apparecchio fotografico in legno di
ciliegio da campagna, per il formato 13 x18 cm, tipo
tail-board (1). Messa a fuoco su cremagliera.
Decentramento verticale e orizzontale dell'ottica.
Basculaggio verticale della standarda anteriore fino a
circa 12°. Possibilità di rotazione di 90° della
standarda posteriore. Soffietto piramidale in pelle
rossa e nera. Costruzione o distribuzione: "La Barbera,
via Roma 128, Napoli" (2).
Dimensioni struttura in legno cm 29,8 x
17,4 x 24,5 (h).
Peso con obiettivo Aplanat g. 1851.
Otturatore tipo Thornton Pickard a
tendina con velocità da 1/15" ad 1/90".
Obiettivo Extra Rapid Aplanat. Serie H
13/18, f.1:8.
Fine XIX secolo.
(Provenienza: Nicola Ciletti)
(1) I modelli più antichi di fotocamere a
corpi mobili si differenziavano per il sistema di
chiusura, di cui furono sperimentate tre soluzioni:
nella prima la parte anteriore è rigida e quella
posteriore mobile ("tail board") e in questo caso
la chiusura avviene comprimendo il soffietto e alzando
la parte inferiore ("banco") che va a proteggere il
vetro smerigliato. Nella seconda avviene il contrario:
la parte anteriore è mobile e quella posteriore fissa,
nella terza entrambe le parti sono mobili e vengono
compresse in corrispondenza del centro del banco che è
composto da tre parti. La tail-board risultò il miglior
compromesso per le macchine da studio e così, grazie
anche alla scarsissima diffusione delle macchine "a
mano", nel 1887 le tail-board risultavano più numerose
di tutte le altre macchine fotografiche messe insieme
Tuttavia fu il sistema con due corpi mobili a produrre
l'evoluzione più significativa quando Petzval, nel 1857,
inventò il banco a rotaia singola ("monorail"). Tuttavia
la rotaia in legno di Petzval non offriva nessun
vantaggio reale rispetto al banco e così la sua
fotocamera rimase un caso isolato fino a quando le
macchine non furono costruite in metallo.
(cfr. Storia della Macchina Fotografica,
corso Politecnico di Milano 2004-2005 del prof. C.
Rovida)
(2) Già dagli anni '40 dell'800
erano attivi a Napoli diversi fotografi. Tra le prime
pubblicazioni che accennano alla fotografia è l'"Album
scientifico, artistico, letterario", edito da Borel
e Bompard pubblicato a Napoli nel 1845 che pone un
elenco di pittori tra cui un certo Carlo Laberbera.
Lo stesso viene nominato come Carlo La Barbera
nel Giornale delle due Sicilie del 1851 come
fotografo.
Un Francesco La Barbera viene,
inoltre, citato nella rubrica quotidiana "Varietà"
sul n° 204 del Giornale del Regno delle due Sicilie
del 20 settembre 1851: sito a Trinità Maggiore 29, "a
prezzi modici esibisce dagherrotipi alla foggia di
Francia e di Vienna con gli ultimi miglioramenti ed
insegna quest'arte a perfezione anche su carta in poche
lezioni". Si tratta di una notizia a
carattere pubblicitario, infatti il La Barbera
vende anche macchinari aggiornati ed è in grado di
eseguire ritratti a colori.
Ancora un fotografo La Barbera
compare, più tardi, assieme all'ing. Frank Perret sulla
rivista "La Fotografia Artistica" per il numero
unico del febbraio 1909 dedicato a terremoto di Messina
del 1908.
Peraltro, la stessa via Roma citata nella
targhetta di avorio posta sull'apparecchio risultava
interessata da diversi studi fotografici. Alla "Guida
Almanacco di Napoli e dintorni" del 1875 sulla quale
sono elencati ben 57 nomi di fotografi napoletani, è
allegato un "Album di annunci speciali" nel quale
figurano: Michele Bovi (via Roma, palazzo Volpicelli),
il grande stabilimento fotografico di Achille Mauri,
successore di A. Bernoud (via Roma 256), lo studio
fotografico universale di Eugenio Tulelli (via Roma 62)
[cfr. Maria Carla Tartarone,
La fotografia a Napoli dal 1840 al 1900].
Inoltre, un Carlo Fratacci, artista
pittore, risulta attivo anche al n° 343.
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Apparecchio fotografico in legno di
ciliegio da campagna, per il formato 18 x 24 cm, tipo a
parte posteriore fissa (1). Messa a fuoco su cremagliere
indipendenti per standarda anteriore e posteriore.
Decentramento verticale. Basculaggio verticale della
standarda anteriore e posteriore. Soffietto piramidale
in tela.
Dimensioni struttura in legno cm 28,9 x
28,7 x 31,8 (h).
Peso senza obiettivo g. 2797.
Fine XIX secolo.
Nell'immagine è mostrato con obiettivo
Roedenstock Bistigmat.
(Provenienza: Nicola Ciletti)
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Cofanetto in pelle contenente un'ottica
G. Roedenstock Bistigmat No. 1 per il formato cm 18 x
24.
Completo di n° 7 lenti intercambiabili da
combinare ai due estremi della struttura:
lente 1, marcata "I - 15"
lente 2, marcata "II - 25"
lente 3, marcata "III - 35"
lente 4, marcata "IV -45"
lente 5, marcata "V - 55"
lente 6, marcata "VI - 65"
lente 7, marcata "VII - 75"
Diaframma marcato dal valore 0 al 5.
La parte centrale dell'ottica può
essere traslata di circa 10 mm rispetto al piano focale
solidalmente alla coppia di lenti. La traslazione
avviene tramite una filettatura su cui agisce una leva
che nella posizione non estesa indica "Bildaufn" e
nella posizione estesa "Mattscheibe / Einstellung".
Diametro massimo
cilindro in ottone cm 7,5, lunghezza cm 5,0. Diametro
lenti intercambiabili cm 3,8.
Peso obiettivo con n° 2 lenti g. 345.
Fine XIX secolo.
(Provenienza: Nicola Ciletti)
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Apparecchio fotografico Block Notes in
metallo e pelle per lastre del formato 4,5 x 6 cm.
Obiettivo Tessar Zeiss, F=75 mm, f.1:6,3 a fuoco fisso.
Otturatore a ghigliottina da 1/4" a 1/64".
Costruito dalla Léon Gaumont & C. Parigi,
1903 ca (3).
Dimensioni struttura cm 8,5 x
6,2 x 2,8 (chiusa), 8,7 (aperta).
Peso g. 344.
(Provenienza: Nicola Ciletti)
(3) Léon Gaumont chiamava questa piccola
macchina anche "Black Notes" o "Crack Notes". Tascabile,
ma perfettamente efficiente, questo apparecchio era
formato da due corpi metallici collegati fra loro da un
soffietto in pelle e quattro articolazioni pure
metalliche. La parte superiore dove era situato
l'obiettivo veniva sovrapposta da una parte scorrevole
munita di mirino a traguardo, tirando la quale si
scopriva l'obiettivo armando contemporaneamente
l'otturatore. Nella parte posteriore poteva essere
applicato un magazzino con n° 6 lastre. Nonostante il
piccolo formato poteva consentire ingrandimenti fino al
30x40 cm. Un passo a vite consentiva l'uso di un pistone
pneumatico munito di pera in gomma. Per ritratti o per
interni una speciale tavola metallica permetteva,
infine, di servirsi di un apposito cavalletto.
(cfr. Maria Teresa Contini, Strumenti
Fotografici 1845-1950, NER, Roma, 1990, pag. 44)
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Otturatore a tendina da porre davanti
all'obiettivo del tipo Thornton-Pickard in legno di
mogano. Nell'interno della scatola vi sono due cilindri
A e B (cfr. figura) ai quali è attaccata per le due
estremità una striscia di tela leggera e impermeabile
alla luce D, che costituisce la cosiddetta tendina, nel
cui mezzo è praticato un foro rettangolare rappresentato
in figura dalle lineette H. La velocità, che è marcata
in frazioni di secondo da un indicatore tra 1/15" ed
1/90", può essere aumentata avvolgendo, per mezzo del
bottone S dalla posizione I alla II, una molla a
spirale.
Dimensioni struttura in legno cm 9,0 x
6,0 x 2,3.
Peso g. 112
Fine XIX secolo.
(Provenienza: Nicola Ciletti)
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Visore stereoscopico fabbricato dalla
fabrica Ernemann di Dresda in legno di mogano per due fotogrammi
cm 6,5 x 9,0 da osservare per trasparen-za o riflessione
montati in un set di cm 14,0 x 9,0 (in vetro o cartone
pesante), oppure in un set di cm 16,0 x 11,0 (in carta
sottile).
Dimensioni massime cm 17,7 x 13 x 11,5
(h).
Peso g. 537.
(Provenienza: mercato antiquariato Ecseri - Budapest)
Immagini diapositive stereoscopiche in
lastra di vetro:
Lastra cm 17 x 8,4 con didascalia: "1326
Temple del Cérès, a Paestum"
Lastra cm 17 x 8,4 con didascalia: "7340
Intérieur de la bibliotèque du Vatican, n° 5, Rome"
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Telaio
Mackenstein per la stampa a contatto di lastre in vetro
cm 6 x 13, composte da coppie di immagini stereo di cm 6
x 5,5 ciascuna, ottenute con apparecchi fotografici
Jumelle stereo.
L'azienda
inizia la sua attività nel 1872 a Parigi in Rue de la
Caemes, 15. All'inizio produce parti delle fotocamere.
Successivamente, a partire dal 1888, acquista maggiore
notorietà grazie alla produzione della prima cinepresa
in grado di riprendere 20 immagini al secondo.
L'azienda
cessa la sua attività nel 1914.
Il marchio
con la scritta "Etabl. Mackenstein, Paris, breveté
S.G.D.G."1 è inciso nella parte posteriore del telaio.
La forma
particolare del
dispositivo è dovuta alla necessità di
mantenere nella stampa finale la corretta disposizione
destra/sinistra della coppia di immagini, realizzate
in fase di ripresa su di un unica lastra di vetro.
Dimensioni cm
8,9 x 27,5 x 3,7.
Ultimo
quarto del sec. IXX.
(Provenienza: mercato antiquariato Roma)
1
"sans garantie du gouvernement". |
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Apparecchio fotografico in metallo
ricoperto in pelle nera, del formato 9 x 12 cm per
lastre in vetro. Soffietto a doppio tiraggio e doppia
cremagliera, fino a cm 19. Decentramento ottico
orizzontale e verticale. Otturatore Compur con velocità
fino a 1/250". Obiettivo Zeiss Tessar 1:4,5 f=105 mm.
Mirino prismatico orientabile orizzontalmente e
verticalmente.
Dimensioni cm 9,5 x 12 x 5 (chiusa), 16
(aperta).
Peso g. 581.
Circa 1930.
(Provenienza: Nicola Ciletti) |
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Coppia di dagherrotipi montati in
custodia di cuoio con motivi in rilievo e interno in
velluto. Provenienza probabile: Inghilterra.
Circa 1845-50 (4).
Astuccio 1: cm 8,0 x 9,3.
Dimensioni lastra dagherrotipica cm 6,4 x
7,7.
Lotto Christie's 4/18 (22/11/1996).
Astuccio 2: cm 6,3 x 7,3.
Dimensioni lastra dagherrotipica cm 4,7 x
6,0.
(Provenienza: Sotheby's)
(4) La datazione si basa sull'esemplare
simile all'astuccio 2 conservato al Museo della
Fotografia di Anversa e datato 1845-50.
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Accessori da ripresa:
Otturatore a tappo in cuoio esterno e
interno in velluto nero. Diametro interno cm 5,9.
Due diaframmi in metallo. Diametro
esterno cm 5,9; diametro apertura cm. 3 e cm 2.
Filtro in vetro colore ambra su
montatura in cartone. Diametro esterno cm 4,3.
(Provenienza: Nicola Ciletti) |
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Torchietti per la stampa a contatto.
(Provenienza: Nicola Ciletti) |
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Fotometro a estinzione
Diaphot Zeiss Ikon. Lo strumento permette di osservare
una scena e di misurarne la luminosità nel momento in
cui, mediante la manovra dello strumento, la scena
stessa diventa non più visibile, restituendo così un
valore esposimetrico da impstare sulla camera./span>
Il Diaphot fu prodotto inizialmente (1921) dalla ICA
(società controllata dalla Fondazione Zeiss) ed era
stilizzato come un orologio da taschino, leggero e
sottile: si girava il cuneo ottico circolare continuo,
finchè la finestrella in basso indicava che la scena era
estinta. A quel punto nella finestrella superiore
apparivano le indicazioni del tempo e del diaframma.
Una volta che la ICA fu
assorbita nella Zeiss Ikon, il Diaphot fu replicato
identico col marchio ZI. Questo esposimetro, anche se
superato tecnicamente dai modelli successivi, per la sua
leggerezza ed economicità, rimase in catalogo sino allo
scoppio della seconda guerra mondiale.
(Provenienza: Maurizio
Ribaudo) |
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Collezione di confezioni
della M. Cappelli - Milano
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Collezione di confezioni
della Gevaert - Anversa
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Collezione di confezioni di
produttori diversi.
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Sezione apparecchiature
per film sensibili (fino al 1970 circa).
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KODAK No.2 CARTRIDGE
HAWK-EYE MODEL B (1926) Film: formato 120.
Formato negativo: cm 6x9.
Camera in legno, pelle, carta, vetro e
metallo. Dispone di un unico tempo
di scatto (intorno a 1/50 di sec.) più la posa B. Anche
l'apertura diaframma è fissa. L'obiettivo è
costituito da un'unica lente con messa a fuoco fissa
sull'infinito ed è situato dietro l'otturatore
(che lo protegge). Esso diventa visibile solo al momento
delloi scatto La pellicola viene fatta avanzare con
una farfalla.
L'apparecchio fu realizzato dalla
Kodak Company a cavallo della grande
crisi del 1929 nel tentativo di andare incontro alle
esigenze di una clientela messa a dura prova dalla
recessione economica, con dispositivi semplificati sotto
il profilo delle prestazioni.
(Provenienza: Elisabetta
Visentin) |
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VOIGTLANDER JUBILAR (1931) Film: formato 120.
Formato negativo: cm 6x9.
Apparecchio in metallo,
pelle e vetro realizzato dalla Voigtlander AG Company in
occasione della celebrazione, nel 1931, del 175° anno
dalla fondazione della fabbrica. Si tratta di un
apparecchio dotato di un obiettivo Voigtar Anastigmat
f:9 e di un otturatore che consente esposizioni fino ad
1/50 di sec. (Provenienza:
Giuseppe Bernardi) |
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KODAK JUNIOR 620 (1933) Film formato 620 Formato
negativo: cm 6x9
Camera in metallo, pelle e vetro
realizzata dalla Kodak Company a partire dal 1933. La
camera utilizza un film formato 620 introdotto nel 1931
in alternativa al più diffuso formato 120, rispetto al
quale differisce unicamente per il rocchecctto di
avvolgimento la cui altezza lorda è di 64 mm, invece di
66,8 mm. Per tale motivo la macchina non può ospitare
direttamente il film tipo 120, che andrebbe ribobinato
sullo specifico rocchetto 620. La camera è dotata di
un obiettivo Kodak-Anastigmat f. 6,8 da 10,5 cm di
focale. L'otturatore dispone di tempi T, B, 1/25,
1/75. (Provenienza:
Tiziana Iazeolla) |
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KODAK BABY BROWNIE (1935) Film formato 127 Formato
negativo: cm 6x4
Camera in bachelite, metallo e
vetro realizzata dalla Kodak Company a partire dal 1935. La
camera utilizza un film formato 127 (introdotto da Kodak nel
1912) e produce negativi della dimensione di cm 6x4. La camera
presenta una dotazione estremamente semplificata: un obiettivo
a menisco, un otturatore rotante in grado di
fornire un tempo di posa standard e un bottone sopra
l'obiettivo per bloccarne la chiusura automatica,
consentendo la posa B. (Provenienza:
Tiziana Iazeolla, 2018) |
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FILMA (1936) Film formato 127 Formato
negativo: cm 6,5x4
Fotocamera tipo box, con corpo
in lamierino stampato e sagomato. Obiettivo a semplice
menisco di focale 75 mm, f/11, a fuoco fisso non
diaframmabile ed otturatore a due posizioni per
istantanee e posa B. Mirino a riflessione.
(Provenienza: Rosangela e Massimo, 2023)
La società FILMA viene fondata a Torino nel 1935 da
Antonio Bencini con lo scopo di produrre semplici
fotocamere di tipo box. Presto la società FILMA viene
inglobata dalla FERRANIA, come precedentemente era già
avvenuto per la società FIAMMA (Fabbrica Italiana
Macchine Materiali e Accessori) e per la società
CAPPELLI. Negli stessi anni, fotocamere tipo box vengono
prodotte anche dalla DURST e vendute nel 1936 con il
nome GIL (Gioventù Italiana del Littorio). |
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IHAGEE EXAKTA KINE Versione II (1949) Film formato
135 Formato negativo: mm 24x36
Camera in
metallo e pelle.
La fabbrica
Industrie und
Handelsgesellschaft, fondata a Dresda nel 1912 da
Johan Steenberger, aveva adottato una contrazione del
nome in
Ihagee,
basato sulla pronuncia tedesca dell'acronimo IHG.
Il progetto di maggior successo
della Ihagee è stato l'EXAXTA, prodotta tra il 1933 e il
1976.
Iniziata la produzione nel formato
127 (film in rullo da 46 mm), nel 1936 la macchina viene
riprogettata per il formato 35 mm con la Kine Exakta, il
primo apparecchio SLR prodotto di serie nella storia nel
formato che sarà per almeno cinque decenni lo standard
della fotografia giornalistica.
La fabbrica viene distrutta dai
bombardamenti dell'aprile 1945 e la successiva scissione
della Germania lascia Dresda sotto la giurisdizione
sovietica in quella che sarà la Germania Est. Dalle
parti di macchinari scampati alle bombe vengono presto
realizzate nuove produzioni della Exakta e Exa. Nel 1950
viene messa in produzione la Exakta Varex, destinata ad
essere evoluta in differenti versioni, e nel 1952,
inizia la messa in commercio del modello più piccolo, la
Exa, anch'essa realizzata in molteplici versioni.
La KINE rappresenta il primo prototipo in
assoluto di Single Lens Reflex (SLR). La camera è dotata di
un obiettivo Zeiss Tessar f. 2,8 da 5 cm di
focale. L'otturatore dispone di tempi T, B, 1/25,
1/75. (Provenienza:
collezionista privato, 2018) |
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ROLLIFLEX (Mod. 1960 circa). Film formato 120
Formato negativo: mm 60x60 (Provenienza:
Giovanni Caglianone) |
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Zeiss Ikon - IKOFLEX (Mod. 1960 circa). Film formato
120 Formato negativo: mm 60x60 (Provenienza:
Ermanno Iazeolla) |
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KODAK Retinette - Tipo 022 (1954-1958) Film formato
135 Formato negativo: mm 24x36
La Kodak
Retinette è stata prodotta in una ampia serie di
versioni dal 1939 al 1966. Questa camera non
presenta indicazioni della versione specifica e si deve
caratterizzare tra le differenti declinazioni in
particolare per disporre di un obiettivo Reomar 1:3,5 da
45 mm di focale montato su un pannello rettangolare e
fornito di un otturatore Compur-Rapid dotato della scala
EV impressa in rosso sulla cromatura.
(Provenienza: Franca
Foschini) |
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LUMIERE Scoutbox (1950) Film formato 120 Formato
negativo: cm 6x9
Si tratta di una tipica camera
formato Box per principianti con i caratteristici "three
eyes" composti a forma di triangolo ai cui vertici, oltre
all'obiettivo, sono collocate le lenti di due mirini
molto luminosi posizionati per la riprese in orizzontale
e in verticale. L'otturatore dispone di un solo tempo
di esposizione, mentre una leva sopra l'obiettivo
consente di selezionare da una lamiera con tre fori, tre
differenti aperture di diaframma distinte dai numeri da
1 a 3, segno evidente del preciso intento di utilizzare
un linguaggio tecnico semplificato.
Il modello
del 1950 è anche vezzosamente ricoperto con una pelle
nera con incisioni in rilievo a forma romboidale, ancora
a sottolineare la destinazione di questo prodotto a
giovani boy-scout e, ancor meglio, girl-scout, target
ideale per un nuovo mercato di giovani viaggatori
curiosi e affascinati dalla possibilità di raccontare le
loro storie. (Provenienza:
Tiziana Iazeolla) |
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C.M.F. BENCINI Koroll
(1951-1955)
Film formato 120 Formato
negativo: cm 6x6 o 4,5x6
Focale: 85 mm, peso: 470 gr. ca.
Bencini nel 1951 presenta la sua
CMF Bencini Koroll. Si tratta di una macchina in fusione
di alluminio per pellicole formato 120. Ha la
possibilità del doppio formato 6x6 e 4,5x6 con l’uso di
due lamelle limitatrici da inserire nel cono interno di
proiezione dell’immagine. Nel 1955 la Bencini aggiunge
alla sua CMF Bencini Koroll la possibilità di usare
anche il flash dotandola della sincronizzazione.
Antonio Bencini durante la
Grande Guerra era tecnico aeronautico nel reparto
ricognitori e cominciò a riparare le macchine
fotografiche usate per i rilievi. Dopo la guerra mise a
frutto l'esperienza maturata, creando a Firenze, nel
1920, la società F.I.A.M.M.A. per la produzione di
fotocamere, che fu acquisita nel 1935 dalla Ferrania.
Trasferitosi a Torino, fondò la FILMA, anch'essa
assorbita dalla Ferrania nel 1937. Nel 1938 fondò a
Milano la ICAF, poi diventata C.M.F. e, dal 1946, C.M.F.
Bencini.
Nel 1933, oltre agli apparecchi
in legno per professionisti, cominciò a produrre
fotocamere economiche in metallo per dilettanti: la
serie Comet per film 127 e la serie Koroll per film 120.
Sul finire degli anni Cinquanta
comparvero anche modelli per il 35 mm, rispettivamente
la Comet 35 e la Koroll 35. Negli anni Sessanta iniziò
la produzione destinata al passo ridotto, per cessare
definitivamente negli anni Ottanta.
La Koroll è munita di tubo a
rientrare per l’obiettivo che, in posizione retratta,
impedisce lo scatto accidentale. Dispone di un
otturatore con tempo di 1/30 e posa B, senza blocco
contro la doppia esposizione e un piede sul fondello che
consente di tenere appoggiato in equilibrio su un piano
il corpo macchina.
(Provenienza: Greca Maria Greco,
2014)
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IHAGEE Exa Versione 1963
Si caratterizza rispetto alle
precedenti versioni (Exa II del 1959) per un completo
ridisegno della struttura e per il pannello a sfondo
nero con la scritta serigrafata in corsivo
(precedentemente era incisa nel metallo).
Nel 1959 Steenberger torna in
Germania Ovest e fonda una nuova società: la
Ihagee West che produce esclusivamente un nuovo modello di
apparecchio: la Exakta Real, nel 1966. Purtroppo il
progetto registra un grave insuccesso commerciale e la
produzione si limita a meno di 2000 esemplari, di cui
oggi sopravvivono pochissimi pezzi, considerati molto
rari dal mercato antiquario, al pari del modello Kine.
Nel 1970 il marchio Ihagee termina
la produzione e l'industria viene ceduta alla Kombinat
VEB Pentacon. Il nuovo progetto è l'Exakta RTL 1000, il
cui corpo presenta una base rettangolare, a differenza
della forma trapezoidale delle precedenti realizzazioni.
HAGEE Exa Ia Versione 1964
Si caratterizza rispetto alla
precedente versione (Exa del 1963) per ina diversa
corrozzeria e per il pannello a sfondo nero e la scritta
in carattere maiuscolo (precedentemente era incisa nel
metallo).
(Provenienza: Paolo Reggiani,
2018) |
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EXAKTA RTL 1000
(Provenienza: Aldo Orlando,
1973) |
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